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8 errori SEO da evitare

Gli errori SEO sono piuttosto comuni nel nostro ambiente. Come sappiamo la SEO è fatta di continui esperimenti, di prove ed osservazioni volte a risolvere gli innumerevoli problemi che si prospettano giorno dopo giorno.

Come se non fosse già abbastanza difficile già di suo, ci si mettono anche errori più o meno prevedibili che finiscono per rallentare il tuo lavoro e per abbassare la media dei tuoi risultati.

Ebbene quali gli errori più comuni nella SEO nei quali prima o poi finirai per incappare?

Ecco gli 8 errori SEO da tenere lontano

1. Sito non indicizzato

Quante volte ti sei ritrovato a seguire un sito altrui che non ne vuole sapere di posizionarsi, non importa quanto ti sforzi? In casi del genere non dimenticare mai di dare un’occhiata al file robots.txt.

Spesso problemi del genere sono provocati da disattenzioni degli incauti che non ricordano di rendere il sito indicizzabile dopo il periodo di realizzazione.

Se dall’analisi del codice <head> della homepage rilevi qualcosa come:

<meta name=”robots” content=”noindex,follow”>

significa che Googlebot ha ricevuto l’istruzione di non indicizzare il contenuto in questione ma di seguire i link al proprio interno.

Provvedi perciò a rimuovere dal file robots.txt le istruzioni

User agent: *
Disallow:/

oppure a togliere il flag dalle impostazioni di WordPress dalla voce “Scoraggia i motori di ricerca ad indicizzare questo sito”

Correggere questa semplice dimenticanza è già un bel passo avanti!

2. Errata priorità dei contenuti

Il comando site:www.sito ti permette di far apparire l’elenco delle pagine di un sito web nell’ordine di importanza che Google gli attribuisce.

Solitamente dovrebbero apparire tra i primi risultati la homepage del sito, una pagina servizi oppure un riferimento del blog, se vedi che così non accade e che in primo piano compaiono contenuti secondari come la Privacy Policy o articoli trascurabili, allora potresti avere un problema in fatto di corretta visualizzazione, di traffico interno oppure di navigabilità interna.


Per suggerire a Google la giusta importanza dei contenuti, puoi:

  • ottimizzare la link building interna in modo che i collegamenti trasmettano maggiore visibilità a quelli in rilievo
  • aggiungere nel menu le voci che vuoi mettere in risalto per Google
  • sfruttare la priorità delle sitemap XML (plugin come Yoast permettono di modificarla)
  • aggiornare periodicamente i contenuti per suggerirne l’attualità
  • condividere sui social network le pagine da mettere in risalto per ottenere ulteriore traffico naturale

3. Cannibalizzazione interna

Può accadere che, nella foga di intercettare quante più visite possibile, tu finisca per realizzare numerosi articoli su innumerevoli varianti degli stessi argomenti, che in pratica finiscono per farsi concorrenza da soli. Questa strategia ti costringe a dedicare molto tempo ed energia a realizzare continuamente nuovi contenuti, sforzi che però vengono vanificati

Pensa a quando hai provato a posizionarti per query gemelle realizzando articoli ottimizzati per:

  • come perdere peso
  • come dimagrire
  • come diventare più magri
  • come perdere chili di troppo

Come puoi immaginare, anche se i termini formalmente sono differenti ogni combinazione risponde al medesimo intento informativo, perciò agli occhi di Google soltanto uno di essi sarà compatibile con la query, per non creare tante ridondanze.

Tieni presente anche che con il recente update del Site Diversity Change Google adotterà come regola generale quella di non far apparire oltre due pagine dallo stesso sito per una determinata ricerca, perciò… occhio!

Una strategia che puoi adottare per evitare la cannibalizzazione interna consiste nel declinare ogni contenuto in una variante di lunga coda come:

  • come dimagrire con prodotti naturali
  • come perdere peso mangiando allo stesso modo
  • come diventare più magri con poche ore di palestra


per orientare ognuno dei quali a specifici intenti di ricerca più definiti. Semplice, no?

4. Tag Title troppo corti o troppo lunghi

Spesso i tag Title delle pagine vengono riempiti sul momento giusto per dare un’idea di massima dell’argomento trattato. Succede però che rimangono così per anni, anche quando il contenuto del portale va via via definendosi e le schede dei prodotti e servizi si incrementano una dopo l’altra.

Ti sentiresti più invogliato a cliccare su una pagina dal generico Title “Servizi” oppure in una che presenti, ad esempio, “Rilegatura tesi per cerimonie di laurea”?

Strumenti come Visual Studio o Screaming Frog evidenziano sia le pagine dal Title assente che quelle con il campo troppo esiguo o troppo lungo, aiutandoti a capire come correggerlo prontamente.

5. Description duplicate

Quando crei delle pagine in maniera automatica, ad esempio categorie di prodotti simili tra loro, ti ritrovi spesso con il campo Description identico tra loro.

Correggere le Description duplicate ti permette sia di ottimizzare questo campo per Google, segnalando che ogni pagina ha ricevuto un’apposita attività di revisione, che di rivolgere al tuo pubblico un invito all’azione meglio tarato sul contenuto e sulle esigenze del lettore.

Un comune tool SEO come Screaming Frog ti aiuta a individuare in un batter d’occhio i tag Description non valorizzati.

6. Crescita di backlink non proporzionata

Un errore comune che commettono coloro che svolgono la link building in maniera forzata consiste nel pompare l‘acquisizione dei link in un breve periodo e soltanto fino a quando è necessario per sostenere il posizionamento, per poi cessare subito dopo.

In questo modo però si crea uno scostamento tra quella che dovrebbe essere un’acquisizione di backlink naturali, sostenuta nel tempo, e quella che avviene in realtà, siccome è plausibile che un brand inizialmente stenti a ottenere backlink autorevoli e poi ne ottenga in misura proporzionale alla propria visibilità.

Se non vuoi far capire a Google che hai ottenuto backlink in maniera naturale, preoccupati di mantenere stabile nel tempo la tua acquisizione di link e non soltanto “finché ti fa comodo”:

7. Link nel footer a chiave commerciale

È prassi comune “firmare” i lavori realizzati per i clienti con un bel link alla propria agenzia magari con chiave secca commerciale (“realizzazione siti web”). Si tratta di una pratica molto diffusa e che probabilmente in un passato non molto remoto sortiva effetti nemmeno disprezzabili.

Oggi però i link nel footer stanno perdendo sempre più visibilità, perché Google sa benissimo che è quel genere di posizione dove un utente non andrebbe mai a vedere aspettandosi un collegamento importante, e che vi vengono collocati principalmente dai webmaster interessati a ottenere dei benefici diretti.

La tendenza dei motori di ricerca è oggi quella di “sterilizzare” i link nel footer per far sì che non trasmettano più link juice, in modo da vanificare gli sforzi tesi soltanto a migliorare il posizionamento.

Suggerisco quindi di ricorrere ai link nel footer principalmente con anchor text di brand (“agenzia Mario Rossi”) per ottenere visite soltanto da coloro che sono intenzionati ad approfondire i nostri servizi, e per non far trapelare a Google scopi diversi dall’identità di brand.

8. Mancanza di contenuti di qualità

Sebbene sia vero che i contenuti siano più attinenti la sfera del content marketing anziché della SEO, sarebbe un’errore credere che questi due rami del web marketing siano separati.

La SEO si occupa di valorizzare l’infrastruttura informatica sulla quale poggia il progetto web per renderlo meglio comprensibile ai motori di ricerca e più facilmente navigabile: occorre tuttavia che vi sia un vero e proprio “motore” in grado di attrarre l’attenzione del proprio pubblico, e questo motore in genere sono i contenuti di qualità.

Prima di pensare a link e a menzioni preoccupati di mettere a punto una base di contenuti originali, attraenti e utili per il tuo target che sia in grado di sostenere efficacemente la tua crescita di visibilità.

Questi sono soltanto alcuni dei principali errori in ambito SEO che potresti trovare a commettere. Quali sono quelli che temi di più? Parliamone qua sotto!